Cerimonie Uniche

Mancava, una guida laico-umanista per celebrazioni non religiose. Si intitola Cerimonie Uniche, l’hanno scritta Adele Orioli, Maria Pacini e Loris Tissino, ed è edita da Nessun Dogma.

Nella sua prefazione, il presidente di Humanists International Andrew Copson sottolinea come – con una cerimonia – contrassegnare simbolicamente le occasioni significative sia più facile.

E se non si è credenti, una cerimonia areligiosa ne mantiene il valore simbolico e il portato affettivo, nascita, funerale, laurea o matrimonio che sia. In Italia, una persona su sei si dichiara non credente.

Celebrare un evento importante della propria vita – in modo solenne o ironico, a seconda dei casi, ma laico – è un segno di apertura culturale per non rinunciare al piacere di condividerlo con i propri cari.

La laicità dello Stato è il pilastro su cui poggia lo statuto dell’UAAR (Unione degli Atei, Agnostici e Razionalisti) che persegue in vari modi: iniziative legali, campagne comunicative, attività sul territorio, sbattezzo e – appunto – il progetto Cerimonie Uniche.

Sull’omonimo portale, l’elenco degli officianti laici disponibili per regione. E, volendo, c’è anche la possibilità di diventarlo prendendo parte a un corso ad hoc.

Poche le ‘sale di commiato’ in Italia: se non si è famosi come Piero Angela – al quale le istituzioni hanno riservato un ambiente idoneo per l’ultimo saluto – ci si ritrova in un angolo del cimitero in qualsiasi condizione meteo.

La vita merita di essere celebrata, possono ben dirlo coloro che pensano di averne una sola. Farsi ricordare – senza ipocrisie – per chi si è stati davvero, è un diritto.

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