Expo, contro lo spreco la comunicazione sociale punta sulla sobrietà

La sobrietà è il nuovo diktat della comunicazione mediatica: lo sostiene il presidente di “Pubblicità Progresso” Alberto Contri, che spiega come combattere lo spreco e quale ruolo può avere la comunicazione nel promuovere stili di vita e di consumo più sostenibili

Tutelare la biodiversità del pianeta e salvaguardare la sicurezza alimentare: argomenti fondamentali per il nostro futuro, al centro anche dell’’Esposizione Universale che si apre a Milano il 1° maggio. Il titolo di Expo 2015, infatti, è “Nutrire il pianeta, energia per la vita”. Anche per questi motivi, Pubblicità Progresso ha voluto occuparsi di lotta allo spreco alimentare, un tema considerato a parole strategico, ma che non vede ancora sufficiente impegno da parte dei diversi attori sociali. Ne abbiamo parlato col presidente Alberto Contri. Una domanda che molti si pongono di questi tempi è come garantire cibo e acqua alla popolazione mondiale che aumenta a ritmi vertiginosi. Ma a questa domanda, spiega Contri, se ne aggiungono molte altre, per esempio come tutelare la biodiversità del pianeta e come salvaguardare la sicurezza alimentare.
Nell’e-book gratuito della collana Comunicazione Sociale della Fondazione, “Sostenibilità, Sobrietà e Solidarietà, nuovi traguardi per la comunicazione”, dedicato al tema della lotta allo spreco alimentare, vengono riportati dati inquietanti: secondo la FAO – Food and Agriculture Organization – nel mondo si sprecano 1,3 miliardi di tonnellate di cibo all’’anno, equivalenti a circa un terzo della produzione totale di cibo destinato al consumo umano. Un quantitativo che, se recuperato, sarebbe sufficiente a sfamare tre volte le persone denutrite (circa 900 milioni in tutto il mondo). Anche a casa nostra il problema ha dimensioni significative: in Italia infatti lo spreco alimentare è pari allo 0,5% del Pil, un valore pari a circa 40 miliardi di euro. Lo spreco è presente in ogni passaggio della filiera: produzione agricola, industria agroalimentare, distribuzione all’’ingrosso e al dettaglio, ristorazione, consumo domestico.
Alcune ricerche dicono che nel nostro Paese ogni anno una famiglia butta via in media 49 chili di cibo, per disattenzione o negligenza nella gestione della spesa. La conseguenza di questo atteggiamento poco responsabile è che vengono inutilmente tolti alla vegetazione spontanea ettari di suolo, utilizzati metri cubi di acqua, prodotte tonnellate di anidride carbonica. Anche se negli ultimi anni alcune campagne pubblicitarie hanno invitato a modificare stili di vita e di consumo, l’’impegno su questo fronte non è ancora sufficiente. “Quella milanese – dice il presidente di Pubblicità Progresso – è una grande opportunità di trovare soluzioni innovative in grado di re-inventare la nostra cultura del consumo e orientarla verso un modello di società migliore, nella quale a tutti sono assicurate condizioni di vita dignitosa nel rispetto della capacità rigenerativa del pianeta”. Per questo “è arrivato il momento di interrogarci seriamente su quanto il nostro ‘appetito insaziabile’ stia costando al pianeta, alla nostra salute, al nostro futuro” avverte Contri, che conclude: “A questo servono le campagne istituzionali, a dare idee e buone pratiche per bambini e famiglie per ripensare il nostro modo di vivere, consumare, stare insieme”.
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