A Latina in un sabato afoso come oggi eravamo in tanti: da tutta Italia, di molte sigle sindacali e associazioni anche non politiche. Per ricordare gli infortuni anche fatali, abolire la legge “Bossi-Fini” e chiedere l’ istituzione del reato di “omicidio da lavoro”.
A procurare materialmente la morte di Satnam Singh è stato il comportamento criminoso di un giovane imprenditore agricolo locale, scaricandolo per strada con un braccio amputato in una scatola perchè “in nero”, anzichè portarlo in Ospedale, dove avrebbe potuto salvarsi.
Ma la principale responsabilità della tragedia del bracciante indiano è delle politiche razziste e discriminatorie che da decenni sono portate avanti dai governi italiani ed europei.
Politiche che costringono i migranti ad accettare condizioni di super-sfruttamento e salari da fame a tutto vantaggio delle
grandi multinazionali, dei capitalisti, delle mafie e dei caporali.
A generare una costante concorrenza al ribasso sul mercato del lavoro che contribuisce a abbassare le tutele di tutti i
lavoratori e che si manifesta drammaticamente nella strage – 3 morti al giorno, in media -che falcidia proletari
italiani e non nei cantieri, nei campi e nelle fabbriche.
Chiunque semina un clima di razzismo – la storia insegna – impedisce scientemente la realizzazione di una vera
democrazia. Solo su un terreno laico, che vede le differenze come ricchezza, pratica la pace e tutela i diritti di tutti, può
nascere e svilupparsi una società florida e moderna.