Antonio Nobili, attore, autore, regista e poeta, dopo l’esordio a 13 anni, recita, studia e scrive tra l’Italia e la Gran Bretagna. Affronta testi di Shakespeare, Garcia Lorca e Oscar Wilde, reinterpretandoli.
“Nonostante la fase autoriale sia necessaria e fondamentale, la figura del regista è sicuramente quella che mi appartiene di più” – dice a proposito del suo ruolo sul palcoscenico.
“Continuare a mantenere accesa la fiamma di una tradizione teatrale ancora viva è necessario, – continua – e per fare questo, non solo allestiamo, produciamo e portiamo in giro spettacoli ma, soprattutto, formiamo giovani attrici e attori al mestiere della recitazione“.
“La poesia nasce dalla sensibilità di osservazione e dalla capacità d’immaginare, e prescinde dalla cultura data da un buon curriculum accademico, – aggiunge – spesso la si trova negli occhi e sulle mani delle persone più semplici e più distanti dai ritmi frenetici odierni“.
Dalla grande poetessa contemporanea Alda Merini alla celebre astrofisica Margherita Hack passando per l’artista Frida Kalo ed altre immortali fuoriclasse: mettere in scena biografie di grandi donne è ciò che il drammaturgo ama fare da un po’.
Memore di quanto sua nonna – geniale, dolcissima vecchina piena di fantasia – fosse denigrata dai suoi, il regista restituisce la giusta luce a donne che, in quanto tali, in un ambiente maschilista, hanno faticato il doppio per emergere nei rispettivi campi.
“Il teatro ci è necessario – afferma – e ce ne accorgiamo quando a fine spettacolo infrangiamo pudicamente il campo semantico del pubblico scendendo in platea ad abbracciarlo”. E precisa: “Il teatro è vibrante e rivoluzionario, taumaturgico e catartico perché suona corde interiori troppo poco usate“.
La piéce su Margherita Hack, la scienziata col naso all’insù interpretata magistralmente dall’ottima Giorgia Trasselli, fa innamorare e commuove, diverte e rassicura il pubblico per la sua umanità e schiettezza ne “Una donna piena di cielo”, ora in tournèe.
Scegliere di fare ciò che si fa e di essere ciò che si è, senza tradire sé stesse: questo è il messaggio comune delle signore del ‘900 portate in scena, grande monito per tutte le donne di oggi, sentendosi fiere della propria esistenza, malgrado una cultura patriarcale dura a morire.